Il 2004 e' stato un
anno di svolta per l'economia in Cina.
Dopo decenni di riforme in moltissimi aspetti della struttura legale e
produttiva, il governo ha deciso di ratificare un decreto che consente
di innovare il sistema d' investimento dei capitali statali e
privati.
I vecchi sistemi di approvazione di ogni tipo d'investimento, ossia di
allocazione delle risorse economiche, richiedevano licenze molto
difficili da ottenere.
Anche se ogni impresa, statale o privata, era libera di decidere
liberamente la forza-lavoro da assumere, il tipo di tecnologia e la
collocazione geografica, in ogni caso l'afflusso di capitale era pero'
soggetto all'esame del governo centrale o locale.
Questo metodo d'investimento non era molto efficiente. I profitti che
produceva erano scarsi, visto che tutto il processo decisionale
presupponeva che le autorita' politiche potessero raccogliere le
informazioni necessarie, elaborare i piani d'investimento e metterli
in pratica a costo zero.
E, quel che e' peggio, dava per scontato che tutti i funzionari
responsabili dell'assegnazione dei capitali fossero competenti, oltre
che onesti.
Nei paesi industrialmente sviluppati, in Europa, in America, in
Giappone e in Australia, si cerca di far fronte a questi problemi
attraverso la cosiddetta Investment Evaluation: esperti istituzionali
o privati, con un alto livello di professionalita', si assumono la
responsabilita'di valutare i rischi e le probabilita'di profitto di un
dato investimento.
In Cina, la tecnica e' stata formalmente introdotta negli anni '80,
quando il paese si accingeva al suo decollo economico.
Ma fino a oggi i rapporti sono stati redatti allo scopo di convincere
le autorita' superiori ad approvare progetti di utilita' generica,
senza grande considerazione per rischi di perdite o inutili
duplicazioni.
Un altro motivo importante che ha spinto le autorita' cinesi alla
deregulation degli investimenti e` il bisogno, vitale per la Cina, di
garantire a tutti il diritto al lavoro: le imprese private, cioe` i
piccoli investimenti, creano nuovi posti di lavoro, in grado di stare
al passo con la sempre crescente richiesta d'impiego della gioventu'
cinese ( che si aggiunge a quella, ancora piu' drammatica, della
generazione media dei licenziati ridondanti delle vecchie gigantesche
industrie statali).
Il miracolo economico cinese, mirato allo sviluppo dei servizi, e'
stato fin qui fondato su un massiccio concentramento di capitali
sociali nelle infrastrutture, e nelle industrie ad alta concentrazione
di capitale.
La maggior parte degli economisti accademici, dei premi Nobel e degli
esperti delle Nazioni Unite ritiene pero' che questo modello favorisce
al massimo la crescita del prodotto lordo ma riduce al minimo l'
espansione dell'occupazione.
Senza creazione ininterrotta di nuovi posti di lavoro, il reddito dei
cittadini non puo` tenere il passo con l' aumento degli
investimenti.
E i consumi della popolazione, che sono la molla dello sviluppo nei
paesi piu` avanzati, in Cina stanno ancora indietro rispetto agli
investimenti.
La decisione del Consiglio di Stato segna un passo in avanti dopo le
decisioni strategiche del 16º Congresso del Partito Comunista.
Lo Stato investira' soprattutto nella ricerca scientifica,
nell'educazione, nell'apparato sanitario e nelle strutture
urbane.
La direzione degli investimenti governativi si sposta verso i progetti
che non producono reddito per le casse statali, ma rispondono alle
richieste piu' pressanti della maggioranza dei cittadini.
Il successo della deregulation dipende dal controllo che la
Commissione di Supervisione delle Proprieta` di Stato ( State-owned
Assets Supervision and Administration Commission ) sapra' esercitare
sull'economia nell'insieme e nel lungo periodo.
L'interferenza day-by-day verra' ridotta al minimo, e lo stato dovra'
concentrarsi essenzialmente sul controllo delle banche, e vigilare
sull'afflusso di capitali speculativi provenienti dall'estero.
Mettere in pratica questa linea non sara' facile.
Nuovi regolamenti e metodi vanno introdotti, mano a mano, per adattare
il nuovo sistema d'investimento alla situazione reale del paese.
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